mercoledì 7 novembre 2012

Tanti cigni, tanti laghi

Devo dire che io personalmente non mi stanco mai di vedere Il lago dei cigni, seppur visto e rivisto mi emoziona sempre. Le musiche di Čajkovskij, il suono di quell'arpa, quei tutù bianchi...Non so se invece voi vi siete stancati del solito tema fiabesco, dei soliti assoli e pas de deux, in caso di risposta affermativa direi che ci sono tantissime alternative, alcune molto valide altre...un pò meno!
Negli ultimi anni il tradizionale Lago dei cigni ha ispirato moltissimi coreografi, a tal punto da trarne tematiche sociali contemporanee stravolgendone la sua originalità. Mi viene in mente Odette Odile Investigations di Enzo Cosimi a cui ho dedicato un post dopo averlo visto che potete leggere qui. Ma credo che molto più interessante possa essere per  esempio il “Dada Masilo’s Swan Lake” della omonima coreografa, che si pone la domanda "E se il principe fosse gay? E se si innamorasse di un Odile uomo?” affrontando così il tema dell'omosessualità. Le musiche di Čajkovskij mixate a canti del Continente Nero, con uno stile coreografico decisamente africano regalano uno spettacolo coinvolgente e molto particolare.











Tornando in Italia una recentissima rilettura del lago dei cigni è quella di Loris Petrillo e della compagnia Opus Ballet. Anche qui le tradizionali musiche del compositore russo vengono mescolate a samba e suoni del quotidiano con uno stile contemporaneo in cui predomina una fisicità istintiva e animalesca senza mai perdere l'eleganza dei cigni. Qui il tema è la perdita dell'innocenza dell'uomo attualizzato ai giorni nostri.






Sempre di cigni e lago parliamo con Luc Petton, "Swan", in cui viene raccontata la trasfigurazione uomo/animale, ma questa volta i cigni sono veri e sono sul palco. Incredibile la simbiosi tra danzatori e cigni. Simbiosi nata dal contatto diretto e costante tra le sei danzatrici di Petton e i cigni fin dalla loro nascita.
Vi riporto di seguito una intervista tratta dal sito web di Danza & Danza:
- Come si è sviluppato il lavoro in sala prove tra danzatrici e cigni? Immagino sia stato un lungo lavoro di conoscenza reciproca…
“Il protocollo applicato è stato quello messo in luce da Konrad Lorenz: l’impregnazione. Ovvero abbiamo preso i cigni, bianchi e neri, dal giorno in cui si sono dischiuse le uova. Sono nati tutti alla presenza delle danzatrici, degli uccellatori e mia, e questo ha creato sin dalla tenera età una relazione vera che da sola ha permesso questa complicità. Un contatto assiduo per più di due anni. Ma devo ammettere che i cigni a loro volta hanno impregnato le danzatrici. Come tutte le relazioni, anche questa funziona a doppio senso”.
- E questo ha permesso che tutto filasse liscio?
“Per molto tempo le danzatrici hanno dovuto lavorare per eseguire movimenti rapidi e cambiamenti repentini di direzione senza che i cigni le attaccassero. Per costruire lo spettacolo hanno dovuto apprendere il loro modo di camminare ‘dondolante’, il gesto di ‘alzare le natiche’ e a ondulare braccia e gambe come fanno loro con il collo. E’ un animale non univoco che apre a molteplici prospettive di scrittura coreografica”.







Insomma, ce ne sono per tutti i gusti. A voi la scelta!

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