Finalmente dopo mesi di silenzio, dopo mesi di astinenza dagli spettacoli di danza, domenica sera sono andata a vederne uno.
Compagnia Zappalà Danza, Scenario Pubblico, Catania.
Compagnia e sede, un connubio per me magico, perché quel posto è davvero speciale, è un angolo di paradiso, un posto in Sicilia quasi surreale.
Sì, perché in questo posto, sede della compagnia e dell’associazione no profit si riesce sempre a respirare aria di arte, si respirano emozioni.
Questo è il secondo spettacolo della compagnia a cui assisto. Dopo Silent as…, domenica ho visto Odisseo, il naufragio dell’accoglienza. Non è uno spettacolo semplice da raccontare, ma è uno spettacolo pieno di sentimento, sentimento che viene dallo stomaco, come un pugno, come un conato di vomito, quello che i danzatori hanno all’inizio dello spettacolo sputando fuori la loro emozione. Sentimento come quello di un abbraccio, simbolo chiave di tutto lo spettacolo, simbolo, appunto, dell’accoglienza. Un’ora e mezza trascorsa tra i brividi di un mare in tempesta, tra le convulsioni dei naufraghi, la loro sofferenza, il loro dolore che fuoriesce dalle loro urla. Gli otto danzatori si mostrano forti, scattanti, e molto teatrali. I loro sguardi non mi hanno lasciata per un attimo, li ho sentiti addosso tutto il tempo come la paura della morte durante un naufragio, le loro urla di protesta urlate con tutta la rabbia di chi la sofferenza l’ha provata sulla propria pelle mi hanno inchiodata alla sedia, rendendomi incapace di reagire, ma allo stesso tempo dandomi quell’impeto di alzarmi anche io per urlare il mio dolore.
Il tutto scadenzato dalla voce calda e rassicurante di Franco Battiato che recitava un passo delle letture di Lucrezio e dalla voce lirica di Marianna Cappellani.
Ho ritrovato degli elementi chiave della Compagnia, che si ripetono nelle produzioni di Zappalà, elementi che rendono veramente inconfondibile il suo stile e che mi fanno tornare la voglia di rivivere con loro le emozioni che sanno regalare.
A fine spettacolo c’è stato l’intervento di due fratelli del coreografo che ci hanno voluto rendere partecipi di un loro dispiacere, quello di non aver ricevuto, al contrario dello scorso anno, i finanziamenti pubblici, essendo stati deliberatamente declassati da una commissione dalla categoria A alla categoria D. Mi è dispiaciuto davvero tanto, perché il teatro italiano continua a vivere un momento sempre più buio e un posto come lo Scenario Pubblico che, a Catania e oserei dire sicuramente in tutta la Sicilia orientale, è l’unico luogo che consente di assistere a spettacoli di alto livello, dovrebbe essere sostenuto da enti pubblici e privati, perché l’arte è quel che ci rimane per riempirci di emozioni ed evadere da questo momento difficile in cui ci troviamo.
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