martedì 13 novembre 2012

Odisseo, il naufragio dell'accoglienza. Compagnia Zappalà Danza.



Finalmente dopo mesi di silenzio, dopo mesi di astinenza dagli spettacoli di danza, domenica sera sono andata a vederne uno.
Compagnia Zappalà Danza, Scenario Pubblico, Catania.
Compagnia e sede, un connubio per me magico, perché quel posto è davvero speciale, è un angolo di paradiso, un posto in Sicilia quasi surreale.
Sì, perché in questo posto, sede della compagnia e dell’associazione no profit si riesce sempre a respirare aria di arte, si respirano emozioni.
Questo è il secondo spettacolo della compagnia a cui assisto. Dopo Silent as…, domenica ho visto Odisseo, il naufragio dell’accoglienza. Non è uno spettacolo semplice da raccontare, ma è uno spettacolo pieno di sentimento, sentimento che viene dallo stomaco, come un pugno, come un conato di vomito, quello che i danzatori hanno all’inizio dello spettacolo sputando fuori la loro emozione. Sentimento come quello di un abbraccio, simbolo chiave di tutto lo spettacolo, simbolo, appunto, dell’accoglienza. Un’ora e mezza trascorsa tra i brividi di un mare in tempesta, tra le convulsioni dei naufraghi, la loro sofferenza, il loro dolore che fuoriesce dalle loro urla. Gli otto danzatori si mostrano forti, scattanti, e molto teatrali. I loro sguardi non mi hanno lasciata per un attimo, li ho sentiti addosso tutto il tempo come la paura della morte durante un naufragio, le loro urla di protesta urlate con tutta la rabbia di chi la sofferenza l’ha provata sulla propria pelle mi hanno inchiodata alla sedia, rendendomi incapace di reagire, ma allo stesso tempo dandomi quell’impeto di alzarmi anche io per urlare il mio dolore.
Il tutto scadenzato dalla voce calda e rassicurante di Franco Battiato che recitava un passo delle letture di Lucrezio e dalla voce lirica di Marianna Cappellani.
Ho ritrovato degli elementi chiave della Compagnia, che si ripetono nelle produzioni di Zappalà, elementi che rendono veramente inconfondibile il suo stile e che mi fanno tornare la voglia di rivivere con loro le emozioni che sanno regalare.
A fine spettacolo c’è stato l’intervento di due fratelli del coreografo che ci hanno voluto rendere partecipi di un loro dispiacere, quello di non aver ricevuto, al contrario dello scorso anno, i finanziamenti pubblici, essendo stati deliberatamente declassati da una commissione dalla categoria A alla categoria D. Mi è dispiaciuto davvero tanto, perché il teatro italiano continua a vivere un momento sempre più buio e un posto come lo Scenario Pubblico che, a Catania e oserei dire sicuramente in tutta la Sicilia orientale,  è l’unico luogo che consente di assistere a spettacoli di alto livello, dovrebbe essere sostenuto da enti pubblici e privati, perché l’arte è quel che ci rimane per riempirci di emozioni ed evadere da questo momento difficile in cui ci troviamo.









mercoledì 7 novembre 2012

Tanti cigni, tanti laghi

Devo dire che io personalmente non mi stanco mai di vedere Il lago dei cigni, seppur visto e rivisto mi emoziona sempre. Le musiche di Čajkovskij, il suono di quell'arpa, quei tutù bianchi...Non so se invece voi vi siete stancati del solito tema fiabesco, dei soliti assoli e pas de deux, in caso di risposta affermativa direi che ci sono tantissime alternative, alcune molto valide altre...un pò meno!
Negli ultimi anni il tradizionale Lago dei cigni ha ispirato moltissimi coreografi, a tal punto da trarne tematiche sociali contemporanee stravolgendone la sua originalità. Mi viene in mente Odette Odile Investigations di Enzo Cosimi a cui ho dedicato un post dopo averlo visto che potete leggere qui. Ma credo che molto più interessante possa essere per  esempio il “Dada Masilo’s Swan Lake” della omonima coreografa, che si pone la domanda "E se il principe fosse gay? E se si innamorasse di un Odile uomo?” affrontando così il tema dell'omosessualità. Le musiche di Čajkovskij mixate a canti del Continente Nero, con uno stile coreografico decisamente africano regalano uno spettacolo coinvolgente e molto particolare.











Tornando in Italia una recentissima rilettura del lago dei cigni è quella di Loris Petrillo e della compagnia Opus Ballet. Anche qui le tradizionali musiche del compositore russo vengono mescolate a samba e suoni del quotidiano con uno stile contemporaneo in cui predomina una fisicità istintiva e animalesca senza mai perdere l'eleganza dei cigni. Qui il tema è la perdita dell'innocenza dell'uomo attualizzato ai giorni nostri.






Sempre di cigni e lago parliamo con Luc Petton, "Swan", in cui viene raccontata la trasfigurazione uomo/animale, ma questa volta i cigni sono veri e sono sul palco. Incredibile la simbiosi tra danzatori e cigni. Simbiosi nata dal contatto diretto e costante tra le sei danzatrici di Petton e i cigni fin dalla loro nascita.
Vi riporto di seguito una intervista tratta dal sito web di Danza & Danza:
- Come si è sviluppato il lavoro in sala prove tra danzatrici e cigni? Immagino sia stato un lungo lavoro di conoscenza reciproca…
“Il protocollo applicato è stato quello messo in luce da Konrad Lorenz: l’impregnazione. Ovvero abbiamo preso i cigni, bianchi e neri, dal giorno in cui si sono dischiuse le uova. Sono nati tutti alla presenza delle danzatrici, degli uccellatori e mia, e questo ha creato sin dalla tenera età una relazione vera che da sola ha permesso questa complicità. Un contatto assiduo per più di due anni. Ma devo ammettere che i cigni a loro volta hanno impregnato le danzatrici. Come tutte le relazioni, anche questa funziona a doppio senso”.
- E questo ha permesso che tutto filasse liscio?
“Per molto tempo le danzatrici hanno dovuto lavorare per eseguire movimenti rapidi e cambiamenti repentini di direzione senza che i cigni le attaccassero. Per costruire lo spettacolo hanno dovuto apprendere il loro modo di camminare ‘dondolante’, il gesto di ‘alzare le natiche’ e a ondulare braccia e gambe come fanno loro con il collo. E’ un animale non univoco che apre a molteplici prospettive di scrittura coreografica”.







Insomma, ce ne sono per tutti i gusti. A voi la scelta!