Ilenia Romano è una ballerina della Compagnia Zappalà Danza, l’ho vista
ballare qualche giorno fa in Silent as… e mi ha emozionato. Una presenza scenica
da fare invidia a chiunque, forte, elegante, ma soprattutto
energica.
E su di lei ho un aneddoto ben preciso da raccontare. Eravamo poco più che
bambine quando in un gruppo di chiesa ci siamo improvvisate coreografe. Un
giorno siamo rimaste io e lei da sole e ci confrontavamo i piedi e lei mi disse
“guarda il mio, è da ballerina!”. Guardai il mio e capii che lei avrebbe fatto
molta più strada di me. E infatti dopo il diploma delle scuole superiori dalla Sicilia si è
trasferita a Roma e si è diplomata all’Accademia Nazionale di danza. Ma ha
fatto molto di più. La sua forte passione, la sua determinazione l'hanno portata ad essere solista nelle coreografie di Adriana Boriello e a far parte de “La Compagnia
dell’Accademia Nazionale di danza” sotto l’egida di Pina Bausch, dove danza in
coreografie di Jacopo Godani, Robyn Orlin, Ismael Ivo, Wayne McGregor.
Ed a lei che ho l’affettuoso piacere di porre la mia intervista.
Ilenia, hai già alle spalle un curriculum di tutto rispetto,
hai interpretato tantissime coreografie, ma vorrei sapere da te se ce n’è una
che danzando ti ha emozionato più di altre e perché.
Non esiste una coreografia che mi ha emozionato
più di altre. Forse il contesto ha determinato uno stato di tensione più o meno
alto prima di iniziare a danzare, ma l’Emozione è ben altra cosa. Ogni pezzo
che ho interpretato mi ha aperto un mondo ogni volta diverso dunque emozioni
dai colori e dalle sfumature sempre nuovi. Se non mi emozionassi ad ogni
debutto o replica di spettacolo smetterei di danzare perché a quel punto non
avrei niente da trasmettere al pubblico se non un semplice movimento meccanico.
Hai danzato per tanti coreografi, anche di fama mondiale, mi
sapresti dire quale insegnamento morale hai tratto da ciascuno di essi?
Ho ricevuto due grandi insegnamenti da TUTTI i
coreografi con cui ho lavorato: l’onestà e la generosità… Nel comunicare, nella
creatività, nel condividere prove e scena con altri, nel danzare… e provo a
ricercare questi modi di essere anche nella vita non illuminata da riflettori.
Qual è stato il momento più difficile della tua carriera?
Il momento più difficile che mi viene
subito in mente riguarda il mio rapporto con un coreografo con cui ho lavorato
anni fa: mi sottoponeva quotidianamente a una pressione fisica e psicologica
enorme… e sostenerla ogni giorno per interi mesi non è stato semplice. Oggi in
cuor mio ringrazio questo coreografo e spero di reincontrarlo un giorno per
farlo personalmente… allora ero agli inizi e questa esperienza mi ha reso
estremamente forte e determinata, pronta ad affrontare tutto ciò che è giunto
dopo.
Ti ho vista ballare in Silent as…mentre balli quali sensazioni vorresti trasmettere al tuo pubblico?
Non parto mai dalla volontà di trasmettere
qualcosa in particolare al pubblico. Se premeditassi rischierei di essere falsa
nella mia danza e nella mia interpretazione. Mi lascio ispirare dalle tematiche
che il coreografo ha proposto, dai suoi spunti e mi rendo canale di
comunicazione… vivo il momento, rinnovandolo ogni volta. Lascio trasparire
semplicemente ciò che scuote o accarezza la mia sensibilità e spero che ciò che
provo arrivi almeno a una persona del pubblico.
Quali sono i tuoi sogni per il futuro?
I miei sogni? Li tengo ben chiusi
in un cassetto. Ora mi vivo fino in fondo ciò che ho… ed è quello che ho sempre
sognato.
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