venerdì 6 aprile 2012

Intervista a Virgilio Pitzalis




Sono certa che con questo post renderò felici molti allievi che lo seguono  costantemente e  che a lui devono un grazie per la loro formazione. Perché una lezione con lui non è solo tecnica, non è solo jazz, non è solo modern. È una lezione senz’altro di buon umore, molto ben mescolato alla passione della danza inscindibile però dalla tecnica. È una lezione dove ballare senza trasporto è praticamente impossibile. Le sue lezioni non sono mai meccaniche, nella sua brillante allegria c’è infatti la dovuta “severità” di chi pretende il massimo dai suoi allievi.
Sto parlando di Virgilio Pitzalis che a me piace definire il maestro d’Italia. Ed è proprio a lui che ho avuto il piacere di porre la mia intervista, ma soprattutto l’onore di ricevere delle risposte sincere come la sua danza.

Ti seguo su fb e vedo che sei in continuo movimento, fisico e di luogo, la tua casa sono tutte le scuole di danza. Non posso chiederti dove vai con più piacere e dove con più sacrificio, mi interessa però sapere se ci sono scuole dove hai trovato un grado di formazione molto basso e capire il perché del motivo di differenza di preparazione che ci può essere tra una scuola e un’altra.
Si vado in molte scuole  e spesso la preparazione è diversa . Trovo allievi più preparati, indipendentemente dal nord o dal sud, nei piccoli centri , dove l’impegno è maggiore.
Nella grandi città spesso son tecnicamente meno preparati, penso dipenda dal fatto che assieme alla danza hanno un sacco di altre attivitá, equitazione. violino. piscina... E la danza diventa una delle tante . Poi dipende molto dal carisma, dalla preparazione e dall’esperienza dell insegnante. 

Quando tu svolgi la tua lezione ho potuto constatare di persona che sei molto coinvolgente, allegro, la tua lezione è una vera delizia, non ci si annoia con te e stimoli comunque moltissimo a dare il massimo. Quando finisci uno stage cosa ti da maggiore soddisfazione? E cosa invece ti delude?
Se son felice della classe è perche chi ha seguito la lezione si è veramente dato con l’anima oltre che con il corpo. Indipendentemente dal livello. Mi piace fare tanto, una lezione dalla a alla z. Tanti esercizi, adagi, diagonali, e spesso la cosa non piace, perchè gli allievi non sono precedentemente abituati a questo tipo di lezione e dunque si stancano in fretta. Questo un po' mi disturba. Ma penso di non dire nulla di nuovo. Ogni maestro conosce questo tipo di conflitto. 

Hai mai pensato a creare una tua compagnia di danza?
In passato, venti anni fa, quando avevo trenta  anni, anche io come tutti avevo la naturale ambizione e il desiderio di formare una compagnia, ma ci ho rinunciato subito. Son troppo pigro, troppo poco creativo e colto per poter sostenere un tale impegno. Non basta mettere assieme due passi con due musiche di archi per far coreografia . È solo un’ intuizione la mia, ma penso ci voglia molto molto di più. Solo in pochi possono permetterselo.
Preferisco dedicarmi alla formazione dove mi sento più preparato e per la quale ho studiato molto ..e ancora non smetto . E poi lasciamelo dire ho poca pazienza con chi si definisce professionista e poi in realtà non è in grado di fare quello che chiedo. Ecco dunque, lavorare con amatori o allievi in formazione lo preferisco . 

Da maestro di Italia, come io ti definisco, che consiglio ti sentiresti di dare agli insegnanti di danza?
Il consiglio che do sempre ai maestri che mi chiedono è che prima di aver la pretesa di insegnare danza contemporanea o moderna o classica, dovrebbero insegnare la postura, che certo si differenzia dal classico al moderno , ma almeno evitare di formare allievi troppo omologati allo stile del momento. Dico questo con forte convinzione, perché allievi che vedo sul palco con coreografie al limite del circo, poi a lezione non hanno una ben che minima conoscenza delle nozioni di base. E spesso stento a riconoscerli.

Come definiresti il tuo stile?
Lo definiscono jazz, alcuni alcuni modern. ..onestamente un ibrido. Oserei dire romantico.








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