Sono certa che con questo post renderò felici molti allievi
che lo seguono costantemente e che a lui devono un grazie per la loro
formazione. Perché una lezione con lui non è solo tecnica, non è solo jazz, non
è solo modern. È una lezione senz’altro di buon umore, molto ben mescolato alla
passione della danza inscindibile però dalla tecnica. È una lezione dove
ballare senza trasporto è praticamente impossibile. Le sue lezioni non sono mai
meccaniche, nella sua brillante allegria c’è infatti la dovuta “severità” di
chi pretende il massimo dai suoi allievi.
Sto parlando di Virgilio Pitzalis che a me piace definire il
maestro d’Italia. Ed è proprio a lui che ho avuto il piacere di porre la mia
intervista, ma soprattutto l’onore di ricevere delle risposte sincere come la
sua danza.
Ti seguo su fb e vedo
che sei in continuo movimento, fisico e di luogo, la tua casa sono tutte le
scuole di danza. Non posso chiederti dove vai con più piacere e dove con più
sacrificio, mi interessa però sapere se ci sono scuole dove hai trovato un
grado di formazione molto basso e capire il perché del motivo di differenza di
preparazione che ci può essere tra una scuola e un’altra.
Si vado in molte scuole e spesso la preparazione è diversa . Trovo
allievi più preparati, indipendentemente dal nord o dal sud, nei piccoli centri
, dove l’impegno è maggiore.
Nella grandi
città spesso son tecnicamente meno preparati, penso dipenda dal fatto che assieme
alla danza hanno un sacco di altre attivitá, equitazione. violino. piscina... E
la danza diventa una delle tante . Poi dipende molto dal carisma, dalla
preparazione e dall’esperienza dell insegnante.
Quando tu svolgi la
tua lezione ho potuto constatare di persona che sei molto coinvolgente,
allegro, la tua lezione è una vera delizia, non ci si annoia con te e stimoli
comunque moltissimo a dare il massimo. Quando finisci uno stage cosa ti da
maggiore soddisfazione? E cosa invece ti delude?
Se son felice
della classe è perche chi ha seguito la lezione si è veramente dato con l’anima
oltre che con il corpo. Indipendentemente dal livello. Mi piace fare tanto, una
lezione dalla a alla z. Tanti esercizi, adagi, diagonali, e spesso la cosa non
piace, perchè gli allievi non sono precedentemente abituati a questo tipo di
lezione e dunque si stancano in fretta. Questo un po' mi disturba. Ma penso di
non dire nulla di nuovo. Ogni maestro conosce questo tipo di conflitto.
Hai mai pensato a
creare una tua compagnia di danza?
In passato, venti anni fa, quando avevo trenta anni, anche io come tutti avevo la naturale
ambizione e il desiderio di formare una compagnia, ma ci ho rinunciato subito.
Son troppo pigro, troppo poco creativo e colto per poter sostenere un tale
impegno. Non basta mettere assieme due passi con due musiche di archi per far
coreografia . È solo un’ intuizione la mia, ma penso ci voglia molto molto di
più. Solo in pochi possono permetterselo.
Preferisco
dedicarmi alla formazione dove mi sento più preparato e per la quale ho
studiato molto ..e ancora non smetto . E poi lasciamelo dire ho poca pazienza
con chi si definisce professionista e poi in realtà non è in grado di fare
quello che chiedo. Ecco dunque, lavorare con amatori o allievi in formazione lo
preferisco .
Da maestro di Italia,
come io ti definisco, che consiglio ti sentiresti di dare agli insegnanti di
danza?
Il consiglio
che do sempre ai maestri che mi chiedono è che prima di aver la pretesa di
insegnare danza contemporanea o moderna o classica, dovrebbero insegnare la
postura, che certo si differenzia dal classico al moderno , ma almeno evitare
di formare allievi troppo omologati allo stile del momento. Dico questo con
forte convinzione, perché allievi che vedo sul palco con coreografie al limite
del circo, poi a lezione non hanno una ben che minima conoscenza delle nozioni
di base. E spesso stento a riconoscerli.
Come definiresti il tuo stile?
Lo definiscono jazz, alcuni alcuni modern. ..onestamente un ibrido. Oserei dire romantico.
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